Ieri dell'ostello cena comunitaria. É una buona occasione per scambiare informazioni, opinioni, ragioni di un tale cammino. Ho "parlato" con una signora giapponese sui 45 anni. Aveva un sorriso smagliante e, come molti giapponesi, rideva per qualsiasi affermazione. Purtroppo il suo inglese era praticamente inesistente e, oltre ai gesti, lei utilizzava lo smartphone: io scrivevo in italiano e lei lo traduceva in giapponese e viceversa. Fra le prime affermazioni, lei ha scritto che gli italiani sono tutti gentili. Non mi sembrava il caso di contraddirla. Si é passati alle rispettive professioni e, quando le ho detto che ero un Ufficiale della Marina, non ci voleva credere e per poco non si metteva sugli attenti. Si é messa la mano davanti alla bocca in segno di rispetto e stupore. Si vede che in Giappone hanno un alto senso del rispetto delle figure istituzionali e per lei io lo ero...insomma un pellegrino ammiraglio era per lei qualche cosa di inusuale. La mattina, dopo colazione, ognuno é andato per la sua strada e al suo passo. Dopo circa un'ora di cammino mi rendo conto di aver perso la mia giacca. Si tratta dell'unico capo pesante che possiedo e la sua perdita mi avrebbe creato dei problemi. Ho deciso quindi di tornare indietro e, dopo circa un minuto vedo arrivare una figura caraccollante con un cappello da contadino orientale in testa. Noto subito che dalla sua vita pende una giacca di colore verde. La riconosco: é la mia nelle mani della giapponese di cui non conosco nemmeno il nome. Lei comincia a ridere e con il dito indice mi apostrofa dicendo più volte Italia, Italia. Ride ancora, gira le spalle e riprende il cammino a una velocità che io non sono in grado di sostenere...dopo poco, camminando come Charlot, non la vedo più...e chissà se mai la rivedrò.
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